lunedì 17 maggio 2010

Io?

Io? Ecco ogni tanto sono qui che cammino per il campus o aspetto i bambini fuori dalla scuola e ho questa domanda che mi continua a ritornare in mente... io?io?io? Sono ancora io? Eppure per tanti sono sempre io. Mi sorridono, mi salutano, mi parlano ... ma com'e' che non si accorgono, com'e' che non "si vede"? C'e' stata solo una mamma che mi ha detto che mi vedeva un po' distratta nelle ultime settimane e che se avevo voglia di fare una chiaccherata... Distratta? Si vede solo questo?

Eppure sono cosi' diversa, cosi' cambiata. Questa ciccatrice e' dentro, nel cuore, nella pancia, nelle lacrime. Se non ne parlo non c'e'... non si vede...

Fino a prima mi sentivo come invincibile... davvero non scherzo... come se niente potesse scalfiggermi. Mi sentivo spinta ogni giorno da una forza emotiva e fisica fantastica, che amavo ogni giorno! Ho sempre riempito la mia vita di cose da fare, cose in cui ho sempre creduto e che ho amato sempre tanto! Tutto questo senza mai in realta' pensare troppo alla mia salute. A volte parlavo con mie amiche o conoscenti e mi dicevano come loro non potessero fare certe cose o come loro, che ne so, dovessero andare a nuotare almeno 3 giorni alla settimana per sentirsi bene, per potere andare avanti. E io invece mi dicevo che avevo tante e tante altre cose da fare (non che mi sarebbe dispiaciuto andare a nuotare...), che non avevo tempo per fermarmi.
Ecco forse e' questa la parola giusta... fermarsi...  "perche' fermarsi e' un po' come morire" (credo sia di Vasco)... chissa' ora invece ho solo voglia di fermarmi... di stare. Si' starei ore e ore davanti alla televisione a guardare tutti gli episodi di sex and the city, la trilogia di Indiana Jones, tutti i film di guerre stellari, i film di Muccino, Toto', tutti quello con Hugh Grant, Bridget  Jones, Pane e Tulipani, l'erba di Grace... e via cosi' potrei elencarne tanti altri. Ma solo solo stare... piangere e ridere, se capita. Ecco questo e' quello che vorrei fare... io??? Io??? Fermarmi cosi'. Non mi riconosco. Sono davvero io?
E poi ho paura. Paura di sentirmi cosi' fragile, nel corpo e nelle emozioni. Questa fragilita' non la conosco bene... mi spaventa... sopravvivero' nonostante la fragilita'?

Eppure si' sono io. I bambini mi chiamano ancora mamma... e all'universita' devo fare gli esami. Ora ne ho quattro in tre settimane. Belli, ma pesanti. Il 14 giugno ho l'esamone di anatomia. Poi la clinical week e poi basta fino al 19 luglio. Vado avanti cosi'. L'amore e la passione per quello che faccio e il mio progetto mi fanno alzare dal letto la mattina, preparare i lunch boxes e organizzare la giornata pienissima di cose... Va bene cosi' mi dico e so che e' cosi'... ringrazio davvero di avere qualcuno da accudire e una passione, due, tre, cento e piu' da coltivare.

Ma non mi sento tanto io... e va bene cosi' ... quando saro' un'ostetrica sapro' come ci si sente e di cosa si puo' avere bisogno fisicamente ed emotivamente.

Ringrazio tutti i meravigliosi commenti! Li ho scritti tutti su un foglio che porto con me. Ogni tanto li rileggo... per tenermi compagnia. Un calore del cuore che con l'inverno alle porte ... non guasta mai!

5 commenti:

  1. La prima volta che senti di non essere più invincibile è forse uno dei momenti più drammatici della vita di una persona...io lo so bene...Ma poi, appena ne prendi la consapevolezza, capisci che è proprio ora che si vincono le battaglie, che si gustano le vittorie, che si lotta per la vita, ora che non sei più un supereroe, ma che nella tua fragilità di essere umano hai capito quanto sia difficile, ma meraviglioso, andare avanti nonostante tutto. La tua amica Ele.

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  2. ciao,
    leggere questo post mi commuove perchè hai descritto benissimo quello che ho provato lo scorso anno. la gioia e forza infinita e in un attimo il senso di impotenza. io che so sempre cosa fare mi sono ritrovata paralizzata dal panico...perchè non c'era nulla fare. Quello che posso dirti è che dovrai convivere per un po' con questo stato d'animo, ma non devi avvilirti perchè accadranno tante cose belle, ne sono sicura. io ora sono in attesa, l'inizio è stato duro, la paura mi ha ccompagnata nei momenti critici, ma non ho smesso di sperare e ora va meglio...certo una piccola dose di ansia non ti abbandona ma sto cercando di fronteggiarla e di avere uno spirito positivo. Abbiamo dentro di noi tantissima forza! e trovo molte dolce il tuo pensare che quando sarai una ostetrica potrai meglio assistere le pazienti, saranno pazienti fortunate a trovare il tuo aiuto.

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  3. Ciao, sono arrivata qui seguendo i link da Cuoche dell'altro mondo, blog che seguivo già da tempo, e che avevo trovato cercando Nuova Zelanda su Google. Eh, sì, perchè ogni 6-8 mesi circa mi prende la malattia di dover scappare dall'altra parte del mondo, a cercare un luogo migliore per vivere,realizzarsi,mettere su famiglia. (ne parlo, ne parlerò, nel mio blog che ho creato soltanto due giorni fa, http://tuttelestradeportano.blogspot.com/ ...se volete leggere i miei primi esperimenti da neofita del blog siete tutti benvenuti!)
    Comunque, cercando, quell'occasione ho trovato te, e da subito ti ho stimata moltissimo per le tue scelte, e rinnovo fortemente il mio apprezzamento e la mia ammirazione per la nuova avventura che hai intrapreso, con coraggio e determinazione, e seguendo il cuore. Sei in un certo senso un mio modello, hai tutta la mia stima di donna e spero che un po' di energia positiva e solidarietà ti possano arrivare anche agli antipodi, in questo momento di dolore. Sono con te!

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  4. ci vuole tempo. sembra banale ma è così.
    le ferite si rimarginano con tempo, i lutti si elaborano col tempo, i dolori si superano col tempo.
    siamo abituati ad una vita così veloce, che ci sembra impossibile che ci siano cose che hanno ancora bisogno di tempo, e i dolori duri come il tuo sono una di queste.

    un abbraccio forte
    gaia

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  5. Cara Marina,
    due mesi fa la mia Irene è morta. Esattamente cinque minuti prima di nascere. Avevamo camminato insieme per nove mesi, superato tante difficoltà, ma alla fine lei era li' con me a tirarmi i suoi calcetti, pronta per la vita che l'aspettava.
    Ora sono rimasta qui, vuota e stanca. E sono cosi' triste, ma sono una mamma, mi sento una mamma, anche se non ho mai abbracciato la mia bimba, non l'ho mai cullata ne' nutrita. Tu sei coraggiosa e forte e questo tuo bimbo ti farà essere una mamma ancora migliore, non una mamma a metà. E, diventando ostetrica, avendo vissuto tutto questo, saprai aiutare le mamme come me a ricucire tutti i loro pezzettini, perchè davanti a questo si va davvero in frantumi.
    Ci vorrà del tempo per guardare con distacco a quello che è successo, ma il tempo aiuta davvero! Non potremo mai cancellare questa ferita, ma impareremo a pensare meno alle cose brutte e di piu' ai momenti belli, alla gioia e allo stupore per il risultato del test, alle ecografie, ai calcetti...
    Coraggio, la vita ci aspetta là fuori, non importa quanto ci metteremo a riconoscerci come noi stesse, la vita ha pazienza ed è li' anche per noi.
    Un abbraccio.
    Lena

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